Caro amico,
mi chiamo Marin e ho compiuto undici anni a gennaio. Di carattere sono un tipo energico, ma ho un limite che non riesco a superare. Mi piace credere di essere un bravo bambino, ma ogni tanto, chi mi circonda, senza sapere la mia storia, mi giudica, mi fa arrabbiare e scaglia pietre contro di me. Ma qui al Centro ho un’altra opportunità, non sono giudicato per quello che penso, non sono giudicato per il colore della mia pelle, ma sono apprezzato per ciò che sono, cioè un bambino.
Sono nato a Oradea,i miei genitori erano tutto il mio sostegno e tutta la mia ricchezza. Gli ho voluto bene e gliene voglio ancora, anche se la vita ci ha diviso. Quando eravamo tutti insieme per la mamma è stato molto difficile,abbiamo dormito tante volte per strada e tante volte ho sofferto la fame, ma il pensiero che ero vicino a mia mamma mi dava coraggio e non avevo paura. Con il tempo siamo cresciuti e la mamma ci è stata vicino, finché un giorno ci ha detto che sarebbe andata a lavorare all’estero. Mi ha preso con lei e siamo stati per le strade di Londra per tre anni, senza un programma, senza andare a scuola. Mia mamma si è risposata con un pakistano e mi ha portato a casa di papà, dove tutto sommato ero contento perché c’erano anche i miei fratelli. Ma i problemi sono iniziati a sorgere quando mio papà ha abusato e approfittato sessualmente di mia sorella di dodici anni.
Lei per un periodo non ha detto nulla, ma, quando non è riuscita più a sopportare il silenzio, è scappata di casa e lo ha detto a una signora… Per noi quel momento è stato difficile… Papà è stato sotto processo, si sono fatte tante inchieste. Siamo stati tante volte al Tribunale dei minori, dai carabinieri e in tanti posti per vedere se mentivamo, ma era tutto vero.
Adesso lui è in carcere e ha ancora da scontare nove anni. Insieme a mia sorella siamo arrivati al Ricovero notturno, mentre mio fratello maggiore era a casa di Moni, la madrina del suo battesimo.
Volevamo andare lì anche noi, da Moni, con mia sorella, ma si stavano facendo ancora le indagini per quello che aveva fatto papà e non potevamo andare al Ricovero notturno. Siamo stati là nove mesi e Moni ha fatto tutti i documenti, è stata in Tribunale e con molte difficoltà è riuscita a prenderci. Al Ricovero non ci piaceva, non potevamo uscire, non potevamo andare a scuola. Qui in questa famiglia invece mi piace, vorrei una bicicletta per poter girare in primavera, così potrei andarci anche a scuola. Fino ai nove anni non sono andato a scuola, poi papà mi ha messo in una scuola per bambini con problemi psichici. A scuola era tutto facile ma non mi piaceva. Solo adesso ho recuperato e Moni è riuscita a tirarmi fuori dalla scuola speciale. Tra sei giorni andrò in una scuola normale dove tutti i bambini sono come me. Non so cosa significhi una scuola normale, ma sono pronto e imparerò.
Nel futuro vorrei fare il vigile del fuoco, e per questo studierò.