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Calin

Caro amico,

 

il mio nome è Călin e faccio la prima superiore al Liceo Tecnico Traian Vuia di Oradea.

La mia storia in questa famiglia inizia dieci anni fa. Moni insieme alle sue amiche ha fatto un’attività caritativa per il battesimo di otto bambini. Io ero uno di loro, ma a causa del colore della mia pelle non mi ha scelto nessuno. Tutti avevano un bambino da battezzare e solo io ero rimasto senza una madrina. Allora Moni mi ha fatto da madrina, mi ha comprato dei vestiti nuovi e così sono entrato nella loro vita.

I miei genitori hanno avuto una vita piena di litigi e di violenza, siamo tre fratelli. La mamma si è separata dal papà ed è andata in Inghilterra e io sono rimasto con mia sorella a carico di mio padre. Poi sono iniziati i problemi: papà ci picchiava spesso, ha abusato di mia sorella e poi ci picchiava per non farci parlare. A me picchiava più volte perché ero il più grande. Ero arrivato al punto che era indifferente se mi picchiava o meno. Una volta mi ha picchiato fortissimo e poi mi ha buttato nell’armadio. Sono rimasto lì un paio d’ore sofferente e quando mi sono ripreso mi sono dovuto comportare come se non fosse successo niente.

Mi ha portato in una scuola per i bambini disabili per non farmi stare insieme a quelli normali. Lì eravamo trattati tutti come dei bambini disabili ed eravamo lì tutti e tre. Quando sei in una scuola così hai poche opportunità di uscire fuori. Quando i problemi sono diventati ancora più gravi sono scappato da Moni.

Sono stato il primo bambino nella sua famiglia. Non c’era ancora nessuno e mio fratello e mia sorella più piccoli sono stati presi dai carabinieri e portati al Ricovero notturno. Si è saputo degli abusi su di noi e si facevano inchieste. Io non sono stato al Ricovero. Moni non ha lasciato che mi prendessero. Ha voluto prendere anche i miei fratelli ma si stavano facendo le indagini e non era più possibile farlo. Poi ha fatto i documenti per loro e dopo nove mesi li ha presi. E così sono stato in questa famiglia, anche se Moni non aveva le autorizzazioni. So solo che è arrivato un ispettore dal Tribunale dei minori e che voleva portarmi via (c’era anche mio fratello), ma Moni ha promesso che avrebbe fatto tutto, ma che mi lasciassero stare e che non mi portassero al Ricovero.

Di me posso dire ancora che consumavo droghe e alcol quando papà mi picchiava, dormivo per strada e non andavo a scuola, ma sono cambiato. Non è stato semplice, ma qui mi sento a casa. Moni è riuscita a inserirmi nella scuola normale. Ho fatto un esame e sono arrivato in una scuola normale. Ma anche qui ho avuto problemi, ero discriminato. Per qualsiasi tipo di problema la colpa era mia e del colore della mia pelle. Moni ha spiegato loro che arrivavo da un ambiente diverso, che avevo bisogno di un po’ più di tempo, ma è stato inutile, ho preso otto in condotta e mi hanno minacciato di sparire dalla scuola. Allora Moni è andata dal direttore, ha riunito tutti i miei insegnanti e mi ha difeso. Abbiamo pianto tutti e due. Ha spiegato loro che mio papà deve scontare nove anni di carcere per violenza e abuso su di noi, che parliamo sempre di integrazione ma praticamente ci lanciamo le pietre gli uni contro gli altri. Ha convinto tutti che merito un’opportunità e che la scuola deve aiutarmi. Da allora sono passati cinque mesi e non è più successo nulla. Da allora sono visto come un bravo ragazzo, non ho avuto problemi in nessuna disciplina, il colore della mia pelle è lo stesso ma non sono più discriminato.

Ho dimenticato di dirti che faccio calcio amatoriale, sono iscritto in quarta squadra e porto sulla maglietta il numero 13 con il nome Makanaky (un giocatore dalla pelle scura). Mi risulta abbastanza difficile allenarmi, corro da scuola fino a Ninfeea, a Baile Felix e a Sanmartin. Se avessi una bicicletta potrebbe essermi di aiuto per arrivare dappertutto, ma sono comunque contento di fare ciò che mi piace. Vorrei diventare un calciatore famoso, vorrei guadagnarmi il pane e non finire per strada.

Mia mamma la vediamo ogni tanto quando torna dall’estero. Moni ci incoraggia a mantenere i rapporti, ma quando torna non ha mai soldi, sta per strada. Moni la lascia stare con noi a casa qualche giorno, le dà da mangiare e la lascia lavarsi.

Caro amico, grazie di tutto, grazie di avermi ascoltato.

Con affetto,
Călin