Nome e Logo

Il nostro logo

Al logo è affidato il compito di sintetizzare nella ricchezza delle immagini e dei simboli l’essenziale del messaggio, del contenuto e degli obiettivi

Il volto e lo sguardo

Il primo elemento presente nel logo è un volto stilizzato: al centro della nostra attenzione vi è la persona nella sua ricchezza e nella sua particolarità. Il viso è il principale elemento di identificazione e di relazione; il disegno ne illustra soprattutto, in alto a sinistra, lo sguardo appena abbozzato, teso verso l’Altro della trascendenza o verso l’oltre della relazione. È dall’accoglienza e dall’apertura verso l’altro che impariamo a crescere, a maturare, a lasciarci educare. È così che diventiamo accoglienti: cominciamo a ricevere in noi la vita, che non viene da noi ma da altrove.

Il cuore in mano

Il secondo passaggio è raffigurato nell’immagine del cuore in una mano: è necessario che quanto ci educa, ci arricchisce e ci fa crescere venga interiorizzato, custodito, compreso e personalizzato. Il cuore esprime con chiarezza che non si tratta semplicemente di un fenomeno intellettuale, ma piuttosto di imparare ad amare. È così che viviamo in profondità la nostra vita.

La mano tesa

Tuttavia nessuna idea, nessuna esperienza, nessuna scoperta, nessun bene materiale è di nostra esclusiva proprietà. Gratuitamente abbiamo ricevuto ciò che possiamo a nostra volta gratuitamente donare. La mano aperta nel segno del dono gratuito indica che – se lo vogliamo – siamo capaci di donare la vita: solo la capacità di metterla a servizio degli altri esprime il grazie per l’accoglienza e la gioia di essere canali di una vita che passa attraverso il nostro volto, il nostro sguardo, il nostro cuore e le nostre mani.

Il libro

Il libro aperto alla base del logo indica e attesta i tre passaggi che abbiamo vissuto. L’esperienza e la vita che ci raggiungono quotidianamente dall’esterno costituiscono il libro che ci insegna a lasciarci educare e scrive in noi i valori più autentici dell’esistenza. È anche il richiamo a scrivere col cuore il libro unico e personale della nostra vita. È, infine, il libro che rimarrà anche aldilà della nostra stessa vita come traccia, come dono e come amore eterno per educare altri a ricevere, vivere, donare la loro vita.

Il Nostro Nome

Non si tratta di una formula magica, ma di tre termini ebraici diretti a Gerusalemme, simbolo dell’intera umanità. È l’invito (rivolto a ciascuno di noi) a percorrere un cammino di riscoperta del “grembo materno” da cui siamo nati e in cui sperimentiamo – in tre tappe successive – la gioia e la certezza di essere amati.

Banîm – figli

L’esperienza umana fondamentale è quella di essere “figli” nell’evento della nascita e poi di “diventare figli” prendendo via via coscienza di ciò che siamo: non abbiamo scelto noi di essere al mondo, ma abbiamo ricevuto la vita. Essere figli significa accogliere quotidianamente questo dono, lasciandosi educare.

’Abanîm – pietre preziose

Quando i figli, noi, lasciamo risplendere la bellezza dei propri doni, della propria ricchezza, ma anche della propria fragilità, diventiamo pietre preziose (abanim) per gli altri. Essere pietra preziosa non è subire la vita ma viverla in tutta la sua pienezza: ognuno è quell’unica pietra viva e insostituibile che ha un proprio posto e un ruolo fondamentale.

Bonîm – costruttori

In questo modo, se tanti figli accolgono la vita e la lasciano trasparire in tutto il suo splendore si edifica “pietra dopo pietra” una nuova realtà fondata sull’amore, . I figli (banim) – pietre (abanim) diventano pertanto anche costruttori (bonim)…