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E se io vivessi in “periferia”?

Set 2017
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A volte siamo abituati a pensare alle “periferie dell’umanità” come a realtà lontane… e nel nostro immaginario esse assumono spesso il quadro della miseria, del degrado… Le pensiamo e proviamo un senso di impotenza o di dispiacere, ma sentiamo ancora più forte il desiderio di mantenere lontane queste immagini… lontane dalla nostra mente, dal nostro vissuto, ma soprattutto lontane dai nostri “perché”: perché lui sì e io no? Altre volte, capita “l’impensabile” e il nostro cammino inciampa nel percorso dell’altro… E’ lì che scopriamo che ci può essere una periferia nel centro della nostra città, a pochi metri di distanza o anche… accanto a noi… Una periferia che non corrisponde al nostro “immaginario”, ma forse è la più difficile da abitare: quella dell’abbandono, del rifiuto e dell’oblio.

Così 60 bambini e ragazzi (tra i 7 e i 24 anni) dimorano in un orfanotrofio nel centro della città… Molti abbandonati dalla nascita, altri affidati ai servizi sociali e tolti dalle loro famiglie. Sono visibili agli occhi di tutti, eppure non incontrano molti sguardi… A Natale e a Pasqua sono in tanti a lasciarsi commuovere ascoltando la loro storia… e poi??? E poi… resta il silenzio e l’incertezza come un sassolino nella scarpa che impedisce loro di camminare e di progettare e di pensare che quel segno di rifiuto NON è indelebile….

Per loro, come per ciascuno di noi, la vita scorre giorno dopo giorno, con le sue sfide, le sue gioie, le sue esigenze e dell’altro non abbiamo bisogno soltanto nelle feste… Gli aiuti che arrivano dallo stato e/o dai benefattori sono largamente insufficienti a coprire le spese, e così anno dopo anno si accumulano debiti (verso i fornitori di alimenti e non solo). Attualmente il problema più urgente è il riscaldamento. Manca la legna (combustibile utilizzato per le loro caldaie) e occorrerebbero ancora 5500 euro per assicurare loro durante l’inverno un po’ di umano calore.